25 APRILE: TRA VECCHI E NUOVI PARTIGIANI

Dal blog del Collettivo difesa litorale carsico:

Questo il testo del volantino che verrà distribuito a Monfalcone alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione.

25 APRILE
TRA VECCHI E NUOVI PARTIGIANI

A 67 anni dalla Liberazione dai nazi-fascisti una nuova minaccia colpisce il nostro territorio: l’Alta Velocità Ferroviaria.

Simbolicamente come Collettivo Difesa Litorale Carsico partecipiamo alla commemorazione del 25 aprile a Monfalcone in quanto il Collettivo come assemblea popolare di resistenza, fa propria l’eredità della Resistenza storica contro il nazifascismo, che fu lotta per la libertà dei popoli e dei territori e per la rivoluzione sociale, alla quale ci sentiamo accomunati nell’attuale lotta al fascismo di stato che sfrutta e militarizza il territorio e che reprime ogni forma di dissenso e di opposizione che gli impedisca di imporre gli interessi dei poteri forti.

Liberazione è un esercizio quotidiano di Resistenza sui territori
Liberazione vuol dire rifiutare ogni razzismo e fascismo, ogni retorica che promuova guerre tra poveri
Liberazione si esprime nell’essere Partigiani, dalla parte del 99% contro le speculazioni dell’1%
Liberazione significa difendere la Rete come potente strumento di cooperazione sociale, contro ogni censura
Liberazione non ha senso senza solidarietà reciproca e produzione comune di spazi di vita
Liberazione consiste nella conquista di diritti, case, reddito, scuola, soddisfazione dei bisogni oltre la miseria che ci vogliono imporre
Liberazione implica porsi la domanda ‘chi decide’ e rispondersi: noi, assieme
Liberazione non è difendere un potere costituito, ma trasformare il presente e rendere il futuro possibile

La battaglia NoTav è una lotta per i beni comuni: per la difesa dei territori, della salute e dell’ambiente, per i diritti e l’autodeterminazione.

http://collettivodifesalitoralecarsico.noblogs.org

collettivodifesalitoralecarsico@distruzione.org

Scarica il pdf del volantino

Pubblicato in NO TAV | Commenti disabilitati su 25 APRILE: TRA VECCHI E NUOVI PARTIGIANI

Pd bisiaco: Pubblica Devastazione

Dopo Staranzano (ne parlammo qui due anni fa) e S. Canzian d'isonzo (nuovo centro commerciale), il centrosinistra colpisce ancora a Ronchi dei Legionari. Nella ridente cittadina bisiaca l'amministrazione pd abbatte ben 60 pini marittimi nella centrale via dei campi, colpevoli di gravare sul bilancio per la manutenzione loro e del manto stradale. Zac! Via il problema (scelta non nuova peraltro).

Nel frattempo si annuncia un Piano Regolatore per 15.000 abitanti (ora sono 12.000), con nuove aree di espansione ed interventi di "riqualificazione" (i materiali scelti per le "riqualificazioni" sono di solito cemento o asfalto, o entrambi).

Nella gara a chi la spara piu' grossa (ricordiamo che Staranzano aveva in previsione di passare da 7000 a 12000 residenti) non si capisce da dove vengano questi nuovi abitanti attirati dal deserto di villette a schiera del monfalconese, e soprattutto non si capisce come si possa ancora confidare nella "sinistra" istituzionale come portatrice di interessi diversi da quelli della lobby dei costruttori.

 

f.

Pubblicato in il territorio | Commenti disabilitati su Pd bisiaco: Pubblica Devastazione

FERMIAMO IL CARBONE

Anche a Monfalcone aderiamo alle giornate di mobilitazione nazionale contro il carbone.
Da sempre la centrale con le sue emissioni incombe sulla città: emissioni di diossina, ricadute di polveri, smaltimento di tonnellate di rifiuti illeciti sono cronaca dell'ultimo anno.

il nuovo direttore della centrale di Monfalcone lascia intendere di volerla riconvertire parzialmente a “carbone pulito” definizione impropria e fuorviante.

noi nel frattempo non possiamo fare altro che manifestare la nostra contrarietà ad un sistema energetico ottocentesco ed esprimere seria preoccupazione per quanto esce dal camino della centrale.

scarica il volantino

Pubblicato in il territorio | Commenti disabilitati su FERMIAMO IL CARBONE

L'ipocrisia della nostra memoria

Lo stesso popolo che oggi piange i propri morti sta preparando il terreno alle lacrime di altre genti. Da perseguitati a persecutori. Da vittime a carnefici. Ma ebrei e palestinesi sono per me solo un capro espiatorio dell'ipocrisia dominante. Così la Giornata della Memoria assume lo stesso valore del Natale o di S. Valentino: essere buoni verso il prossimo UNA VOLTA l'anno, ricordarsi di avere una moglie UNA VOLTA l'anno, tenere a mente la brutalità a cui può arrivare l'essere umano UNA VOLTA l'anno. Per pulirsi la coscienza, certo, così da continuare ogni giorno a fare come sempre facciamo, ma sollevati.
Perché lo spauracchio del nazismo non è un fatto storico. Non è Auschwitz. E' di più. E' una mentalità. Un modo di pensare sopravvissuto alla sua epoca che appartiene alla maggioranza delle persone che il 27 gennaio piangono e commemorano l'Olocausto; e mentre, oggi, ricordano il ghetto di Varsavia e la Porrajmos, da domani vorranno vedere i mussulmani palestinesi ghettizzati e nascosti dietro al muraglione e il campo nomadi della propria città sgomberato. In 70 anni cos'è cambiato?
“Ricordiamo, affinché niente di tutto ciò possa riaccadere”. Ma io ricordo, e riaccade.
Non si chiama più “superiorità della razza”, ma la stessa idea si identifica oggi in più parole che la significano, che guarda caso non si escludono a vicenda, anzi – problema immigrazione, problema sicurezza, questione rom, clandestini, cpt (o cie), invasione islamica e/o cinese, omosessualità, missione di pace preventiva, ecc. – e tutte volte ad accendere nel nostro ego un'idea dell'altro che ci porta ad identificarlo come diverso e pericoloso, spianando il terreno a nuovi tipi di scontro.
E se vogliamo dirla tutta -e vogliamo- a questa prima contraddizione così subdola del nostro modo di fare se ne aggiunge subito un'altra: in un anno, nel mondo, il capitalismo di cui siamo complici fa più morti di tutti i nazismi, comunismi e -ismi vari messi assieme. Ma questa volta noi ci siamo. Questa volta più che da ricordare c'è da fare; prima che il nostro presente diventi ogni ora di più il solito passato da non ripetere.
C'è un sindacalista sudamericano morto ogni volta che bevo un bicchiere di Coca-cola, c'è un bambino indiano senza infanzia ogni volta che indosso le mie Adidas, nella catenina d'oro del mio battesimo c'è un papà africano che non è tornato a casa dalla miniera, c'è un giovane ragazzo bosniaco amputato dalle mine ogni volta che fumo le mie sigarette slovene, e c'è un bambino iraqeno mai nato nel mio pieno di benzina.
Spero che i miei nipoti e così i loro figli non commemoreranno quest'epoca per le sue atrocità e i suoi morti, avendone di propri, ma che ogni anno in un giorno simbolico di un mese simbolico, ci ricordino per la nostra ipocrisia, in un tempo in cui non esisterà più.
Affinché non possa mai più riaccadere, ma davvero.
Luca F.

Pubblicato in storia | Commenti disabilitati su L'ipocrisia della nostra memoria

ECONOMIA E FINANZA AI TEMPI DELLA CRISI

PER SAPERNE DI PIÙ E IMPARARE A FARNE A MENO

precarietà – perdita dei diritti – licenziamenti – salari da fame – disoccupazione

economia e finanza ai tempi della crisi 02/12/2011 I° parte
economia e finanza ai tempi della crisi 02/12/2011 II° parte

Scarica l'opuscolo  Manovra finanziaria e crisi curato dal gruppo Cafiero di Roma

(l'opuscolo è in corso di aggiornamento stay tuned per la versione modificata)


Pubblicato in appuntamenti, crisi, USI CIT | Commenti disabilitati su ECONOMIA E FINANZA AI TEMPI DELLA CRISI

Dolorosa ci fu la partenza e il ritorno per molti non fu

 

di Tiziano Pizzamiglio


sia detto per inciso

ma sento che ho deciso

e che diserterò.

(Il disertore, Boris Vian)

Quest’anno, finalmente secondo qualcuno, alla cerimonia del 4 novembre presso il Sacrario di Redipuglia, ci saranno le scuole.

Il consigliere regionale Franco Brussa, da anni, lamentava l’assenza delle scolaresche alla cerimonia. Non so e nemmeno entro nel merito se veramente a Redipuglia l’esercizio della memoria si manifesti in modo rappresentativo di quell’orribile massacro di popoli che fu la Prima guerra mondiale, poi è vero che, molte persone, non necessariamente giovani, non sanno a che importanti eventi storici legare alcune date tipo il 24 maggio piuttosto che il 4 novembre o il 25 aprile o ancora il 20 settembre, ma non è questo il punto, almeno non in questo testo che altro non è che un semplice tentativo di estendere la memoria in modo che non si esaurisca in

partecipazioni forzate a rappresentazioni agiografiche celebrative di una carneficina da cui poi scaturirono tutti gli eventi che resero il “secolo breve” il tempo delle guerre mondiali e dei totalitarismi più feroci.

Estendere la memoria a ciò che è stato deliberatamente rimosso. Pochi sanno che in una zona tra Savogna d’Isonzo e la frazione di Rupa c’è anche un altro cimitero, rimosso non solo dalla memoria collettiva, ma anche dalla vegetazione spontanea del Carso che ne cancella qualsiasi segno dal paesaggio. Un cimitero ma anche un luogo di esecuzioni perché fu proprio qui che i Carabinieri del Regno, durante la Grande guerra, fucilarono circa 3000 ragazzi che si “macchiarono” del reato, gravissimo per il codice militare, di diserzione.

Per fortuna, la pubblicistica più recente ci permette di sapere chi furono questi disertori, ma non di assegnar ad ognuno di questi tremila giovani soldati un’identità, tutti figli di qualcuno e qualcuno già padre che non riuscirono a condividere la necessità di uccidere loro simili o perché incorsero nel più umano dei sentimenti: la paura. Questo cimitero dovrebbe trovarsi in un punto, davvero inaccessibile, laddove il Vipacco affluisce nell’Isonzo, un declivio carsico così pieno zeppo di zecche ed ortiche da far sembrare che i comandi militari dell’epoca le abbiano lasciate li apposta per nasconderle alla vista ma anche per aggredire l’improbabile visitatore del cimitero che non si vede. Ormai anche gli anziani che conservavano la memoria di tutto ciò non ci sono più. Sarebbe troppo chiedere che le istituzioni, sempre pronte a parlare di pace in modo retorico quando addirittura a vanvera, avviassero delle banali ricerche d’archivio per capire se in quel pezzo di Carso cinto dal Vipacco e dall’Isonzo effettivamente riposano le salme di tremila giovani soldati colpevoli solo di aver rifiutato, emotivamente o razionalmente, l’orrore in cui furono costretti ad immergersi? Questo sì che sarebbe un luogo dove la memoria potrebbe ritrovare le migliori condizioni possibili per spiegare ciò che realmente successe, al netto di ogni mistificazione e di ogni antistorica pratica agiografica celebrativa di quella che fu, prima di ogni altra cosa, un’immane carneficina.

MT – Monfalcone Territorio n° 6, dicembre 2010 Continua a leggere

Pubblicato in antimilitare | Commenti disabilitati su Dolorosa ci fu la partenza e il ritorno per molti non fu

Umberto Tommasini. Il fabbro anarchico

Il fabbro anarchico

Operaio e militante, ma soprattutto uomo libero e solidale, Umberto Tommasini (1896-1980) è un tipico anarchico della sua generazione: non un dirigente o un teorico, di quelli che fanno la storia ufficiale. E neppure un esecutore, un ingranaggio delle macchine partitiche e sindacali. Risolutivo e sonoro è l’io narrante del protagonista, un lavoratore manuale, che solo attraverso una lunga conversazione può trasmettere la memoria di un’autentica esistenza antiautoritaria: spontanea e cosciente, coerente e contraddittoria.

Continua a leggere

Pubblicato in appuntamenti, storia | Commenti disabilitati su Umberto Tommasini. Il fabbro anarchico