Un altro morto dopo un fermo

Dopo Aldrovandi,Bianzino, Frapporti e Mastrogiovanni (entrambi quest'anno), si continua a morire di polizia:


 
28 ottobre 2009. Nell’Italia degli scandali, del potere in preda al delirio sessuale accade che un ragazzo, di 31 anni, possa morire a seguito di un arresto per detenzione di stupefacenti e dopo aver passato qualche giorno tra la caserma dei carabinieri e il carcere romano di Regina Coeli. I genitori di Stefano Cucchi, geometra di 31 anni, hanno potuto vedere il proprio figlio solo da morto per il riconoscimento.

Sul suo corpo hanno riscontrato i segni di evidenti lesioni: “una frattura alla mandibola, un occhio rientrato in un’orbita, alcune costole rotte". Nessuno ha ben chiaro cosa sia realmente accaduto. L’unica certezza è che Stefano Cucchi, in quei giorni, era in custodia in un primo momento presso i carabinieri e poi presso la polizia penitenziaria, prima di finire in ospedale.

 
Dall’istante in cui è uscita la notizia nessuno si è preso cura di fornire chiarimenti. Si profila un altro caso Aldrovandi. I genitori chiedono giustizia, noi pure. E’ inaccettabile che mentre nel Paese si discute di moralità pubblica e privata, un ragazzo possa perdere la vita nelle mani delle forze dell’ordine, tra il silenzio generale.
 
Un articolo dal Manifesto


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