Grado: Cercasi schiavi

Puntuale come la siccità con l'estate scatta l’allarme per la mancanza della manodopera stagionale necessaria soprattutto in agricoltura, turismo e commercio.
La pandemia, non ancora debellata, ha acuito la penuria di lavoratori.
Il 2022 porta con sé altre questioni. Innanzitutto è cambiato l'approccio al lavoro in particolare delle giovani generazioni. È in atto forse il più grande sciopero non dichiarato della storia del capitalismo. Migliaia di persone stanno abbandonando i loro posti di lavoro, anche fissi, stufi dello sfruttamento e delle frustrazione di impieghi routinari e di scarsa realizzazione personale.
In particolare le ragioni per cui non si trovano lavoratori e lavoratrici disposti ad impegnarsi nel settore turistico sono legate alle paghe da fame e alla mancanza di diritti.
L'Associazione dei commercianti di Grado chiede aiuto alla Prefettura
Non trovando lavoratori da sfruttare durante la stagione estiva l'Ascom di Grado si è rivolta alla Prefettura. Tutti i Centri di accoglienza per migranti presenti sul territorio provinciale sono stati contattati quindi dagli uffici prefettizi alla ricerca di manodopera da dirottare sull'Isola del Sole.
Una vera propria chiamata alle armi che vorrebbe trasformare le persone in movimento – in particolare richiedenti asilo e profughi, compresi cittadine e cittadini ucraini – in quell'esercito lavorativo di riserva di marxiana memoria.
Si è trasformato significativamente l'ufficio territoriale del governo in un'agenzia a disposizione del commercio privato.
La risposta pare essere modesta: a nessuno piace essere sfruttato…

Usi Cit Monfalcone


Risposte ad un giornalista:

Come già abbiamo scritto nel nostro comunicato, la Prefettura di Gorizia nelle scorse settimane ha contattato gli enti gestori delle (ormai poche) strutture di accoglienza della provincia per chiedere personale da impiegare nel settore turistico per conto dell'Ascom di Grado.

Nelle strutture di accoglienza sono accolte persone in fuga da guerre o da altre catastrofi e che hanno chiesto protezione per la propria situazione personale. Si tratta quindi di persone che sono portatrici di storie dolorose, difficili e delicate e sono estremamente ricattabili data anche la loro situazione legale.

Persone attualmente ospiti in centri di accoglienza governativi che, se impiegate in un lavoro stagionale, potrebbero perdere il diritto all'accoglienza stessa dal momento che per poter lavorare a Grado difficilmente potrebbero continuare ad abitare presso le strutture di cui sono attualmente ospiti.

Esiste quindi un rischio legato al diritto all'accoglienza, già gravemente violato nella nostra provincia che – pure essendo terra di approdo migratorio attraverso la rotta balcanica – è largamente lacunosa in quanto a posti disponibili in strutture di accoglienza.

Tutti ci siamo sentiti vicini al dramma dei cittadini ucraini. Molti di loro – in gran parte mamme con i figli – sono venuti nella nostra regione in cerca di un luogo sicuro. Ora, di fronte a necessità economiche degli esercenti, queste persone in fuga diventano per noi esclusivamente manodopera da impiegare per i lavori più umili manifestando in questo modo un sottostante pensiero coloniale che li riduce solo a forza lavoro.

Il pericolo è lo sfruttamento lavorativo in uno dei settori a più alto rischio di inserimento in situazioni di lavoro mal pagato, non regolare, del tutto o parzialmente a nero.

Gettare persone straniere che poco o nulla sanno della nostra lingua non gli permetterebbe inoltre neppure di poter avere mansioni non subalterne, né di imparare un mestiere.

Non crediamo di esagerare dicendo che a Grado, come in tutte le località balneari e turistiche, c'è chi ci va a riposarsi e chi a spaccarsi le gambe e la schiena, lavorando in nero tutti i giorni, senza un giorno di festa, per tre mesi, su due turni. E dovendo anche sorridere. Ma questo aspetto riguarda tutti i lavoratori e il risultato è che c'è ormai una cronica mancanza di personale tanto è vero che per trovare qualcuno si va a cercare fino nei centri di accoglienza…

Quanto a questi bisogna ripensare il sistema di accoglienza che negli ultimi anni è stato via via smantellato portandoci ad essere largamente impreparati di fronte a situazioni come la guerra in Ucraina o la riapertura estiva della rotta balcanica. Se la prima era forse difficilmente prevedibile, la seconda era praticamente scontata. Il fenomeno migratorio di massa è una delle realtà dell'epoca che stiamo vivendo motivo per cui non solo dobbiamo abituarci all'idea di una società in cambiamento, ma anche attrezzarci per conviverci. Occorre quindi innanzitutto ridare risorse all'accoglienza, svincolarlo da un'ottica emergenziale, porlo sotto il controllo delle amministrazioni locali e non del Ministero degli interni, favorire l'accoglienza diffusa. Già queste prime azioni potrebbero permettere di creare percorsi di reale inserimento sociale e lavorativo che non siano delle chiamate collettive per lavori faticosi, mal retribuiti e peggio tutelati fatti a persone ricattabili e in situazione di difficoltà.


Riscontro stampa:

Il Goriziano Manca personale, il sindacato: «Richiedenti asilo per la stagione a Grado»

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