Un'altra biografia possibile per Pier Paolo Pasolini

Primo appuntamento di L'Ottobre libertario:

Giovedì 29 settembre

Ore 20.00 al Caffè Esperanto

Un'altra biografia possibile per Pier Paolo Pasolini

A cento anni dalla nascita come le destre (e le sinistre nere) hanno ucciso Pasolini attraverso la scusa della sua omosessualità.

Intervento di Massimo Masolini

Segue proiezione del film "La macchinazione": regia di David Grieco, con Massimo Ranieri – 2016.

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Massimo Masolini è attivista del gruppo anarcolibertario per l'ecologia sociale, tra i fondatori della rivista Usmis, curatore del volume su Federico Tavan “Nome chê lenga chì a ne permet da favelâ”

Qui un suo intervento sul Messaggero Veneto di Udine del 14 febbraio 2016 che riportiamo integralmente:

«Da Porzûs a Ostia, un lungo complotto»

L’“ateneo libertario” di Masolini: su Petrolio tutti gli indizi per capire

di LUCIANO SANTIN
Le spietate esecuzioni di Topli Uorch e del Bosco Romagno viste non come episodio terminale della Resistenza, ma come esordio della strategia della tensione. A fornire questa chiave interpretativa è “Petrolio” assieme all'intero opus di Pier Paolo Pasolini, il cui ammazzamento venne ordito con uno schema che ricalca quello della sua espulsione dal Friuli. C’è dunque un filo sottile e resistente, quanto trascurato, che lega Porzûs a Ostia. Di questo si è discusso ieri pomeriggio nello spazio autogestito “dai Gjai” a San Giorgio di Nogaro. L'incontro, organizzato dal locale “ateneo libertario”, aveva per titolo “Il complotto ci fa delirare 1945-75 – Notis par une cuintristorie da vicendis furlanis di Pasolini mai contadis”. «La frase che è tratta dall’ultima intervista di Pasolini, rilasciata a Furio Colombo, in genere viene citata per avallare la tesi che dietro la sua uccisione non sia nascosto un disegno, o una cospirazione. Invece il complotto c'è stato, a riguardare bene i fatti e a rileggere le pagine che parlano di Porzûs – dice Massimo Masolini, che ha relazionato sull’argomento –. Va tenuto presente che sulla morte del fratello Guido Pier Paolo scrisse molto, si potrebbe mettere insieme un intero volume sull’argomento, anche se generalmente vengono citati solo pochi passi. C’è anche una bella lettera scritta al “Mattino” di Padova, in cui parla della Osoppo e della Democrazia Cristiana. Lui aveva una visione limpida e decisa, come è stato detto, profetica, che emerge dalla totalità dei suoi scritti. E furono questa consapevolezza e questa vista lunga a farlo cacciare dalla sua terra, con il pretesto della colpa omosessuale per i fatti di Gleriis». Piú tardi la sua uccisione, che qualcuno cercò di derubricare a delitto a sfondo sessuale. E che invece fu decisa – è stata la tesi dell’incontro – perché Pasolini aveva capito troppo bene certe cose: «La chiave è “Petrolio”, dove si mette in relazione la morte di Mattei con Cefis. Nella Guerra di Liberazione, Mattei era stato una figura di spicco tra le formazioni autonome, e lo stesso si può dire di Cefis. Quello che Pasolini sapeva su quest’ultimo è stato l’elemento decisivo e lo ha fatto finire massacrato». «Su Pasolini si organizzano ogni giorno mostre, convegni, si pubblicano libri. Ma piú si parla e scrive, e meno si sa. Questo studio a spizzichi e bocconi, invece che nel suo complesso, finisce con l’ucciderlo di nuovo – dice ancora Masolini –. Ho sentito dire pochi giorni fa, in un dibattito: «A noi non interessa la sua morte». Ma come si fa? Zigaina, che è stato quello che piú di ogni altro ha cercato di capire, ha scritto sette volumi. E la morte è qualcosa che impronta di sé tutte le opere di Pasolini». Nessun fatto sconosciuto, solo la scoperta di collegamenti, di nessi che evidenziano una traccia: «I fatti sono evidenti, in quanto ai nomi, a leggere bene certe figure di preti e di politici si intuiscono. Si capisce come l'epurazione territoriale e politica di Pasolini non sia legata ai fatti di Gleriis, e si chiarisce come a Porzûs non si è consumato un episodio terminale della Resistenza, ma qualcosa che faceva entrare l'Italia nella strategia della tensione. Poi ci sarebbe stata Portella della Ginestra, anni dopo Piazza Fontana, e tutto quanto ne è seguito».

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