Primo maggio 2023 a Monfalcone

Come ormai da cinque anni a questa parte il primo maggio gli anarchici e le anarchiche che hanno la propria sede a Monfalcone presso il Caffè Esperanto organizzano insieme all'Associazione Esposti Amianto la giornata dei lavoratori e delle lavoratrici presso la piazzetta Esposti Amianto in località Panzano
L'edizione che ci apprestiamo a celebrare e festeggiare vuole consolidare la tradizione del primo maggio libertario monfalconese che già tanto successo ha avuto negli anni scorsi
A riempire di contenuti la piazza ci saranno gli interventi dei sindacati di base e conflittuali e ad animarla la musica e l'arte di GAP Quartet (Piero Purich, Alessandra Kersevan, Alessio e Giuliano Velliscig), Maurizio Camardi, Massimo Carlotto, Yo Yo Mundi
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Benvenuti a tutte e a tutti al Primo Maggio libertario, organizzato come ormai da tradizione dall'Associazione Esposti Amianto e dal circolo anarchico Caffè Esperanto in questa piazza dedicata agli operai uccisi dall'amianto.
Un luogo, dunque, altamente simbolico della brutalità del sistema capitalista, ma anche della lotta collettiva che si è sviluppata per ottenere giustizia. Perché noi, tutti noi, non accettiamo la favola degli "uomini senza colpa". Qui e altrove le colpe ci sono eccome!
Lo sapeva bene il compagno Carmelo Cuscunà, ex presidente dell'Associazione Esposti Amianto, che ci ha lasciato da poco e che qui vogliamo ricordare.
Rimarrà sempre nel nostro cuore il suo sorriso, la sua pacatezza, ma anche la radicalità del suo pensiero e la sua determinazione nella lotta per la tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Questo nostro 1° maggio non vuole essere una semplice ricorrenza retorica nel segno della ipocrisia istituzionale che oggi celebra la festa dei lavoratori e domani riprende la consueta politica antipopolare di attacco al reddito e di legittimazione del lavoro precario e sottopagato.
Vogliamo ancora ricordare come la data del primo maggio sia stata proclamata festa dei lavoratori al Congresso operaio costitutivo della Seconda Internazionale a Parigi nel 1889, in memoria della tragedia di Haymart a Chicago del 1886, quando una manifestazione operaia per la riduzione dell'orario di lavoro fu brutalmente repressa dalla polizia che sparò sulla folla.
In seguito, sette manifestanti anarchici furono arrestati e condannati a morte. In Italia, la commemorazione del 1°maggio per ricordare i martiri di Chicago fu adottata nel 1891. Nel 1923, esattamente un secolo fa, il regime fascista abolì la festa dei lavoratori, che venne ripristinata solo nel 1945.
Questa festa che noi abbiamo voluto riportare a Monfalcone, città industriale con una storia importante di lotte sindacali e che conta oltre 500 operai caduti combattendo nella Resistenza, vuole essere per noi una giornata gioiosa di lotta e di rivendicazione. Vuole essere una giornata di festa ma anche di riflessione.

Questo è il secondo 1°maggio di guerra in Europa. Crediamo sia doveroso ribadire alcune semplici considerazioni: In estrema sintesi potremmo dire: NE' CON PUTIN NE' CON LA NATO.
A noi pare chiaro che la criminale invasione dell'Ucraina da parte del regime autocratico di Putin e della sua cricca di oligarchi è il risultato di un conflitto interimperialista tra la Russia e la Nato, ed è altrettanto chiaro che la santificazione di Zelensky rappresenta un patetico tentativo di nascondere la realtà.
Pensare che che gli Usa e la Nato, con la servile partecipazione dell'UE stiano ricoprendo di armi e denaro l’Ucraina per assolvere all'obbligo morale di difendere un paese aggredito equivale a pensare che che la guerra in Iraq sia stata scatenata dalla coalizione a guida Usa per difendere il Kuwait invaso da Saddam, o che la prima guerra mondiale sia scoppiata a causa dell'assassinio a Sarajevo dell'arciduca Francesco Ferdinando.
Ci troviamo, in realtà, di fronte ad un epocale rivolgimento degli assetti geopolitici su scala globale. Lo scontro è tra gli interessi economici e strategici degli Usa, il cui ruolo di potenza globale è sempre più traballante, ed il prorompente ed aggressivo imperialismo economico cinese.
Il tutto condito, come in ogni guerra, dal peso politico del complesso militare industriale sempre in cerca di nuovi mercati e dal ricco business della ricostruzione post-bellica su cui anche i paesi Ue rivendicano una fetta in cambio del loro servilismo.
Di fronte a ciò, l'unica opzione ragionevole ed auspicabile è la diserzione da tutti gli eserciti e il contrasto fino al sabotaggio all'invio di armi sempre più sofisticate che rischiano di portarci alla catastrofe nucleare.

Allo stesso tempo, cogliamo l’occasione di questa festa di rivendicazione per riflettere sulle attuali condizioni sociali legate all’ingombrante presenza del Cantiere navale, il più grande d’Italia. La Fincantieri è un’impresa quotata in borsa, che produce PIL nazionale e regionale, attraverso finanziamenti pubblici della Cassa Depositi e Prestiti. Soldi accaparrati per produrre i condomini da crociera e, in società con la Leonardo, armamenti e navi militari. Questo è il Moloch davanti al quale si piegano i sindacati e la politica.
Un gigante che si avvale del lavoro dei poveri, lasciati nelle mani delle ditte di appalto e subappalto dove le paghe fra le più basse d’Europa fanno da contraltare ai morti sul lavoro, i più alti d’Europa, aumentati del 20% in un anno. In Italia, nel 2022, ci sono stati 800 morti sul lavoro e un numero spropositato di infortuni, talvolta gravissimi che sono il termometro delle condizioni di lavoro di un Paese che scricchiola nelle sue fondamenta.

Inoltre, la complessa dinamica migratoria legata al Cantiere che ormai da più un secolo determina le sorti di questa città viene lasciata completamente allo sbando. Infatti, non vi è alcuna vera politica di convivenza, non viene data ai nuovi arrivati la possibilità di esprimersi e partecipare attivamente alla vita culturale e sociale, e nemmeno viene loro insegnata la nostra storia pubblicamente, ostentando invece tradizioni fasulle come la ‘Festa dei morosi bisiachi’ il 25 aprile, mettendo così in ombra la Festa della Liberazione e della Resistenza. Tutti questi fattori messi insieme sono l’espressione di una mala gestione del territorio che si accompagna ad un impoverimento culturale ed economico delle persone…
Quelli che arrivano qui, così come chi ci abita già, si trovano davanti il vuoto, che spesso viene socialmente colmato da violenza o da atteggiamenti in cui c’è ben poco rispetto per l’altro, come è successo alla nostra compagna Monica, che oltre ad essere stata picchiata, non è nemmeno stata soccorsa dai presenti, un fatto gravissimo che la stessa amministrazione sembra però aver minimizzato…
Questa situazione di disagio sociale si riflette a specchio sulla vita quotidiana dei monfalconesi: è indubbio come, nel corso degli ultimi mesi, il clima di intimidazione e di autoritarismo che si respira in questa città abbia raggiunto dei livelli record. Questo si esprime ad esempio nell’impossibilità per i ragazzini e bambini di giocare o praticare uno sport liberamente negli spazi pubblici, nell’eliminazione di buona parte delle panchine dal centro o nel divieto di passare in bici in piazza. A Monfalcone sembra che siano importanti solo i biglietti da visita come la piazza, i fiori e le grandi opere come la nuova cosiddetta piazza sul mare, mentre tutto il resto viene lasciato a sé stesso, così come la salute psicologica dei suoi abitanti.

Per noi, è importante che il Primo Maggio si ricordino tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti dalla grande industria, ma ad esempio i piccoli commercianti, gli OSS e i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative, i precari dell’Università e della scuola, i lavoratori agricoli che spesso non sono protetti da sindacati di alcun tipo e hanno contratti che li riducono alla fame. I contratti di lavoro di molte categorie si stanno livellando verso il basso, e ciò riguarda i diritti fondamentali di questi lavoratori, i loro stipendi che non crescono da fine anni ’90, e spesso anche le loro condizioni di sicurezza. Dall’altra parte, invece, i grandi investitori e proprietari fortemente collegati con la politica continuano ad arricchirsi. Non dimentichiamoci di questi lavoratori vulnerabili le cui vicende sono poco visibili, e continuiamo a lottare assieme per un futuro di giustizia sociale nelle piazze e nelle strade, facendo sentire la nostra voce ben ferma, continuando a sostenerci a vicenda!

Viva il Primo Maggio, Živel Prvi Maj!
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