LA SALUTE NON SI VENDE

Ora che la curva epidemica è in discesa in tutta Italia, possiamo tirare un sospiro di sollievo e iniziare una riflessione sulla grave crisi sanitaria e sociale che l’epidemia del covid19 ha fatto drammaticamente emergere.

Questa pandemia ha evidenziato come il problema principale non sia il virus – con le sue mutazioni, il salto di specie, la sua alta contagiosità e le sue elevata letalità – bensì le contraddizioni insanabili di questo modello di sviluppo economico neoliberista.

La coscienza che questa pandemia ha reso evidente è che il vero problema sta a monte: nella relazione uomo-natura, nel tipo di dinamiche economiche e produttive che stanno rapidamente portando l’intero pianeta ad un punto di non ritorno e nelle relazioni politiche e sociali di comando che sovrastano le nostre vite nelle relazioni lavorative e nelle spaventose diseguaglianze nell’accesso ai beni necessari. In estrema sintesi nel sistema economico e politico di comando capitalistico attraverso lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura.

Queste parole che possono apparire retoriche ed ideologiche trovano, invece, conferma nella realtà del nostro vivere quotidiano e nella semplice osservazione delle condizioni di vita che vengono imposte alle popolazioni.

La comunità scientifica aveva già da molti anni previsto la possibilità di una grande pandemia dopo l’H1N1, la SARS e la MERS ed aveva lanciato l’allarme affinché si disponessero le misure necessarie ad affrontare una nuova crisi sanitaria. In realtà nulla è stato fatto: l’allarme della comunità scientifica è stato semplicemente ignorato.

I sistemi sanitari a livello globale, in misura più o meno simile, si sono ritrovati nell’incapacità di affrontare la pandemia. Sono risultate evidenti le carenze di personale adeguatamente formato, l’insufficiente numero dei posti letto nelle terapie intensive, la carenza di ventilatori polmonari, di supporti respiratori fino alla mancanza dei normali dispositivi di protezione individuale.

Una pandemia affrontata alla cieca, senza alcuna pianificazione sanitaria. Continua a leggere

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12 giugno '45: la storia non si riscrive

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IERI È MORTO UN PROLETARIO ANTIFASCISTA

Con lacrime infuocate agli occhi, con il cuore che esplode di rabbia di amore e di odio, con la mente sovraccarica di pensieri e ricordi, desidero che tutti e tutte voi sappiate che ieri è morto un proletario antifascista.
A Medea, in una fabbrica è morto sul lavoro e di lavoro un amico, un compagno, un operaio antifascista.
Lo voglio ricordare qui oggi e domani e sempre in ogni luogo e con chiunque, perché altrimenti nessuno si ricorderà di lui.
Si ricorderanno di lui la sua compagna, orgogliosa figlia del Continente africano, i suoi amici del "Villaggio balcanico" di via Sile a Gorizia, nel quartiere operaio di Straccis dove ho vissuto per alcuni anni – alcuni anni fa – un'esperienza di vita molto importante. Loro si ricorderanno di lui. Io mi ricorderò di lui. E basta.
Il mio amico operaio, il mio compagno proletario antifascista si chiama Adnan Hodzic… "Ado" per gli amici ed è morto ieri, all'età di 31 anni, lavorando in una fabbrica di Medea, vicino a Gorizia. Continua a leggere

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Ciao Bruno

Nell'immagine un pezzo di storia del movimento anarchico monfalconese: banchetto con materiale anarchico di fronte ai giardini Icio e Bruno Del Missier 1980

Con la morte di Bruno del Missier si chiude un'epoca… Quanti ricordi delle lotte politiche libertarie anarchiche della fine degli anni '70 nell'isontino. E poi le feste frikettone in spiaggia con 5/6 tende al lido con gli sbirri che passavano ogni sera, le feste in grotta sul Carso, i concerti di musica celtica ai giardinetti di Monfalcone zona capitaneria e tanto altro…
Che la terra ti sia lieve compagno! Continua a leggere

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Monfalcone in movimento

da Germinal 129

Riportiamo il primo maggio a Monfalcone. Questa è stata la grande scommessa su cui abbiamo puntato da ormai tre anni come anarchici e anarcosindacalisti isontini che si ritrovano nei locali del Circolo libertario Caffè Esperanto di Monfalcone. Dopo una prima edizione – nel 2018 – in collaborazione con USI e Associazione Esposti Amianto, l’anno scorso l’organizzazione si è ampliata con il collettivo Monfalcone Meticcia e i sindacati di base attivi in zona USI, USB e SLAI Cobas. Tra gli attivisti delle sigle sindacali menzionate, ricordiamo Sani, un ragazzo originario del Bangladesh, unico migrante ad essere uno degli oratori ufficiali in una delle manifestazioni della giornata dei lavoratori nell’intera regione Friuli Venezia Giulia.

Non è un caso che proprio a Monfalcone, con il suo 25 % di residenti stranieri, sia stata possibile una cosa del genere grazie alla pervicacia di un progetto che vuole però uscire dall’eccezionalità: il Primo maggio deve venire celebrato ogni anno a Monfalcone coinvolgendo sempre più anche le maestranze migranti e meticce.

L’attuale grave emergenza sanitaria e la sua gestione smodatamente securitaria ha compromesso l’organizzazione di quella che avrebbe dovuto essere una giornata ancora più partecipata e festosa. Ricorderemo comunque questa ricorrenza anche se limitatamente agli strumenti e ai metodipossibili data la attuale situazione.

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1 maggio 2020:  #1maggionondimentico

Noi ci attiveremo comunque il 1° Maggio, così come fatto il 25 Aprile, per far sì che questa giornata non sia dimenticata e sia riempita di significati attuali: renderemo omaggio alle vittime dell’amianto, ai morti sul lavoro e alle vittime del profitto di ieri e di oggi portando fiori e messaggi al monumento della Piazzetta Esposti Amianto a Panzano. Anche se non potremo stare vicini come vorremmo, chiediamo a tutti, nelle loro passeggiate o giri in bicicletta, di fare un passaggio in piazzetta nel corso della giornata, per lasciare un fiore, un pensiero, un cartello dedicato al 1° Maggio. Potrete postare le vostre testimonianze della giornata (anche di chi non è riuscito a passare in piazzetta ma ha fatto qualcosa nella propria realtà) su questa pagina Facebook usando l'hashtag  #1maggionondimentico

Evento facebook

Striscione esposto alla vigilia del Primo maggio al Caffè Esperanto

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25 aprile porta un fiore al partigiano

Monfalcone Meticcia per il 75° anniversario della Liberazione il 25 Aprile, invita le/i cittadine/i antifasciste/i della città e del suo mandamento e di tutto l'isontino, a portare un fiore ai cippi e monumenti che ognuna/o ha nei pressi delle proprie case, istituiti alla memoria dei partigiani caduti e fa proprio l’appello lanciato da Zone Libere Partigiane con il post “25 aprile 2020: un fiore per i ribelli caduti” che nello specifico sottolinea: “…sosteniamo e incoraggiamo chiunque voglia vivere la memoria partigiana, in modo individuale o collettivo, con piccoli gesti di resistenza capaci di rompere anche parzialmente l’isolamento… Facciamolo con tutte le forme possibili e necessarie: portiamo un fiore, un cartello, un fazzoletto rosso, un disegno o una bandiera ai monumenti e ai cippi che ognuno di noi ha vicino a casa. Spezziamo la segregazione attraversando le vie, i campi, i sentieri, i fossi ed i boschi dove migliaia di partigiani e partigiane hanno lottato, gioito e sofferto. Luoghi che spesso li hanno visti cadere nel tentativo di fondare un nuovo mondo collettivo, basato sulla giustizia sociale e l’uguaglianza. Necessità, che in un momento di crisi e transizione come questo, è più che mai attuale ed impellente.

INVITIAMO CHI VORRÀ SOCIALIZZARE QUESTI PICCOLI MA GRANDI GESTI DI RESISTENZA A DIFFONDERE INDIVIDUALMENTE NEL CORSO DELLA GIORNATA IL VOSTRO 25 APRILE E POI POSTARE LE VOSTRE TESTIMONIANZE VISIVE E NON SU QUESTA PAGINA FACEBOOK E USARE L’HASHTAG #fiorepartigiano o #fioriairibelli

Ci vediamo presto: le piazze siano di nuovo e al più presto di chi ama e resiste!

W la Resistenza, W il 25 aprile, W Monfalcone antifascista!

Evento facebook

Cantando “Bella ciao” Monfalcone non è mai stata così meticcia… dal servizio del TG Regionale

 

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