Destra sinistra centro alto basso avanti dietro…politici giornalisti professori artisti…tutti si danno un gran da fare per convincere la Gente a votare Sì o a votare No al referendum costituzionale del 4 dicembre: “È una questione di vita o di morte, si tratta di uccidere o di far sopravvivere la Democrazia”.
La democrazia istituzionale dei politicanti, dei finanzieri e dei militari è già morta e in stato avanzato di decomposizione e la nostra proposta di astensionismo attivo significa non concedere legittimità ad un sistema asfittico e liberticida che ancora tenta di illuderci: “Vota e sarai libero!”. No, grazie, noi non votiamo e preferiamo lottare ogni giorno per essere liberi, spargendo semi di anarchia, autogestione, azione diretta.
Noi siamo anarchici e anarchiche e pensiamo che la democrazia non esista in questo paese e che non possa esistere in nessuno stato, borghese liberale capitalista o socialista che sia: la democrazia non esiste oggi, non esisterà il 4 dicembre, non esisterà dopo il 4 dicembre. Di cosa stiamo poi parlando se non della “più bella costituzione del mondo”, talmente bella da non impedire la partecipazione dell’Italia a guerre scellerate o gli scempi ambientali da nord a sud della penisola o la povertà crescente, la precarietà, la disoccupazione, il sovraffollamento delle carceri o le torture del 41 bis…
Stiamo parlando della democrazia formale e rappresentativa, un sistema di affari e interessi di pochi a danno di tutti, una ginnastica elettorale in cui i narcisisti di turno elemosinano qualche manciata di consenso e in cui il cosiddetto popolo sovrano si fa rincretinire da bombardamenti di spot sparati con ogni mezzo potente a disposizione.
Stiamo parlando della democrazia indiretta e delegante, quella che ti chiama in causa una volta ogni tanto per assegnare qualche poltrona, quella che ti chiede di esprimerti sull’acqua pubblica e poi fa un po’ come le pare, la nipotina di quella democrazia che è nata in Grecia più di duemila anni fa e che, per esempio e per fatale ironia, in Grecia è morta ancora una volta, un po’ di tempo fa, quando il popolo ha votato in massa al referendum contro l’accettazione del patto-capestro imposto dalla troika (FMI, BCE, Commissione UE) e il giorno successivo il premier Tsipras (il paladino della Sinistra nostrana sempre pronta ad innamorarsi dell’uomo forte al comando, delle pop-star di movimento o dei pontefici della rivoluzione) ha firmato l’accordo, sconfessando e calpestando la cosiddetta volontà popolare.
Noi siamo anarchici e vorremmo restituire alle parole il loro significato originario e sostanziale…libertà, democrazia, autodeterminazione…e lavoriamo ogni giorno perché l’essere umano, individualmente e collettivamente, ritorni ad essere protagonista della propria vita personale e sociale, partecipi direttamente alla vita della comune autogestita di liberi ed eguali, liberamente associata e federata con altre libere comuni, lottando contro il dominio dell’uomo sull’uomo e sulla natura e su tutti i viventi, contro lo sfruttamento e la prevaricazione del più forte o della maggioranza, contro le frontiere, i nazionalismi e il militarismo, contro i sessismi, i razzismi e i fascismi, contro le nocività che tentano di avvelenarci corpi, cuori e menti.
È un’utopia? No. Pensiamo alla Comune di Parigi del 1871, alla rivoluzione sociale dei contadini machnovisti nell’Ucraina del 1917 o alla rivolta antiautoritaria degli ammutinati di Cronstadt del 1921, pensiamo alla rivoluzione nella Spagna del 1936 o ai tentativi delle libere repubbliche partigiane durante la Resistenza antifascista, pensiamo agli indigeni zapatisti del Chiapas e alle loro comunità autogestite o, proprio in questi anni, in questi giorni e in queste ore, pensiamo a quello straordinario laboratorio rivoluzionario di tipo libertario, ecologista e femminista che si sta concretizzando in molti territori del Kurdistan siriano e turco: l’esperienza del confederalismo democratico secondo i principi e le idee dell’ecologia sociale, del comunalismo, del municipalismo e del comunismo libertario, per la quale donne e uomini, giovani e non, stanno lottando e combattendo, anche a costo della vita, contro i clerico-fascisti dello Stato Islamico e contro il dittatore Erdogan.
Non è dunque un’utopia, un non-luogo, un sogno. È un orizzonte lontano? Sì, in Europa sicuramente sì ma, come diceva il nostro vecchio compagno Michail Bakunin, se l’essere umano si fosse limitato a ragionare sul possibile e non avesse guardato all’orizzonte e all’apparentemente impossibile, non avrebbe mai mosso un passo!
Riappropriamoci delle nostre vite, con coraggio e gioia di vivere, nella libertà nell’eguaglianza e nella solidarietà delle lotte dal basso vissute in casa e per strada, nei quartieri e nelle città, a scuola o all’università, in famiglia e sul lavoro… dispieghiamo insieme le nostre grandi e piccole vele nere della libertà per mollare gli ormeggi e navigare in mare aperto…all’arrembaggio del futuro!