99 primavere antifasciste, anarchiche, ostinate.
Classe 1926, memoria viva di un secolo che ha provato a spezzarlo. Ma lui, niente: legge Germinal, brinda con i compagni, sogna ancora un mondo migliore.
E no, non sta a casa a ricordare.
Tra aprile e maggio ha macinato 1800 km: Ronchi dei partigiani, Genova, Dachau e ritorno.
Dachau — dove fu deportato, dove perse i genitori, dove ha compiuto 18 anni.
Era là, di nuovo, dopo 80 anni, da uomo libero, per ricordare — e per ricordarci — con un appello antimilitarista e contro i nazionalismi che la memoria non è un dovere: è una scelta di parte. A dirci che la lotta è lunga, che la coerenza non va mai in pensione.
Mario non è un monumento.
È un compagno. Un esempio. Un seme che continua a germogliare.
Tanti auguri Mario, Novantanove volte grazie…
Sull'esperienza libertaria di Mario Candotto leggi questo articolo di Germinal
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